Uno spunto di Riflessione
Anche questo signore, che dovrebbe avere competenze in ordine al funzionamento del SISTEMA BIOLOGICO, suggerisce ad una donna di 74 anni con osteoporosi avanzata di non esporsi al sole poiché costituirebbe un grave fattore di rischio per il cancro alla pelle.
La signora, sommessamente ribatte :
"Certo, dottore, ma quando sono al sole sento che mi fa bene alle ossa ..”
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VI CHIEDO :
chi potrebbe aver ragione ?
Il signor endocrinologo o la signora pensionata ?
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Ancora una volta, colui che condanna in modo categorico un determinata azione e/o comportamento, dimostra purtroppo una visione estremamente limitata e parziale della questione cute/danno/tumore …
Ancora una volta questi signori si soffermano sul primo dato che incontrano ma dimenticano di estendere il ragionamento anche ad altri aspetti, perdendo di vista globalità e ponderazione.
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Le grandi metanalisi ci dicono senza dubbio che una esposizione prolungata che comporti rossore e scottatura induce danno dermico e dunque sviluppo di condizioni favorenti l’attività degenerativa dei melanociti ( di altre cellule della cute), ma è altrettanto ovvio che la signora Maria quando chiede di esporsi al sole non intende arrivare alla scottatura né tanto meno alla cheratosi solare.
Per lo sviluppo del tumore della pelle sono implicate diverse variabili:
la presenza di nei, la pelle chiara e radiazioni UV, soprattutto UVB.
La trasformazione maligna dei melanociti epidermici contribuisce alla comparsa del melanoma, una trasformazione cellulare che prolifera rapidamente e può facilmente metastatizzare in tutto il corpo attraverso i vasi linfatici e sanguigni arrivando in punti distanti, in particolare ad organi cruciali come il polmone, il fegato e il cervello.
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Unitamente al danno genetico indotto dall’esposizione solare è stata recentemente introdotta anche una spiegazione Epigenetica, ovvero quei a cambiamenti ereditabili (di cellula in cellula e da generazione a generazione ) nell'espressione genica senza alterazione nella sequenza del genoma (https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC9174518/) e qui probabilmente entrano in gioco moltissimi fattori ambientali, soprattutto nutrizionali …
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L'esposizione al sole nelle ore calde (raggi UVB) fornisce non solo forte calore e attività destabilizzante (mutagena) sulle cellule della pelle, ma anche la sintesi dell’Ormone D (a partire dal colesterolo sottocutaneo).
E’ vero che alcune meta analisi riportano di un moderato incremento del rischio oncologico cutaneo in coloro che presentavano un livello maggiore di vitamina D, ma non tanto mediato da meccanismi ormonali D, ma piuttosto ad una eccessiva esposizione solare.
Infatti i maggiori studi epidemiologici sul tema Vitamina D- Tumore, sono concordi nel dimostrare che l’attuale epidemia di carenza di vitamina D è accompagnata da un aumento del cancro della pelle endemico.
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Esistono due categorie principali di esposizione al sole:
-L’esposizione solare intermittente. Attualmente il tipo di esposizione solare più frequente. Tipico dei lavoratori indoor che escono all'aperto nel fine settimana, prendono il sole o fanno vacanze in luoghi soleggiati, questi soggetti sono quelli a maggior rischio di scottature soprattutto se di pelle chiara.
-L’esposizione cronica al sole, che di solito è associata all’esposizione professionale, una esposizione prolungata in orari caldi espone anche questi soggetti a carico mutageno nonostante abbiamo minor rischio di scottature in proporzione al tempo di esposizione ( quando è troppo, è troppo….).
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Le scottature solari aumentano il rischio di carcinoma della cute (sia di tipo basocellulare, che delle cellule squamose, che dei melanociti), soprattutto se sono gravi e si verificano prima dei 18 anni di età e questo è sicuramente un dato sul quale riflettere, dal versante opposto, ovvero la assoluta NON esposizione ci riconduce ad un altro consolidato dato, ovvero che coloro che non si espongono soffrono di rischio oncologico per tutti i tumori, verosimilmente, favorito anche da carenza di vitamina D.
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Sicuramente l'assunzione quotidiana attraverso il canale alimentare resta una buona abitudine , ma è altresì vero che la sintesi attraverso la cute (mediante modificazione fotochimica del 7-deidrocolesterolo nella pelle in seguito a radiazioni UVB), è un meccanismo ancestrale che non deve essere soppresso ma piuttosto ponderato.
Ricordo che la vitamina D sintetizzata in forma endogena è funzionalmente identica a quella di origine alimentare ma profondamente diversa nel suo decorso metabolico, ed è stata per milioni di anni, il percorso preferenziale di approvvigionamento;
stiamo attenti a non forzare, per l’ennesima volta, un percorso biologico che si è sviluppato nel corso di milioni di anni con suggerimenti drastici ( come quelli esibiti dal signor endocrinologo), sopprimendo un percorso per amplificare esponenzialmente un altro..
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In conclusione resta una buona abitudine assumere quotidianamente la Vitamina D attraverso il canale alimentare in relazione ai valori sierici (range ottimale 40-70 mg/dl) ma senza escludere una corretta esposizione solare breve negli orari caldi tra le ore 12 e le ore 15, iniziando con esposizioni di pochissimi minuti ed evitando qualsiasi scottatura (https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/26547141/ ).
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Come spesso ripeto, la moderazione è la chiave per ridurre il rischio di sbagliare e raccogliere al tempo stesso il massimo dei benefici.
PONDERARE le cose ed evitare le ESTREMIZZAZIONI è la scelta migliore che si possa fare, e vale anche per l'esposizione al sole ( e per la vitamina D...... )
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Buona Riflessione a tutti
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