Nascimben Andrea
SIBO o sovra crescita batterica intestinale è definita dalla presenza di batteri nell’intestino tenue ( soprattutto tra il digiuno e ileo) in concentrazione superiore a 105 UFC/ml. Tale situazione clinica può essere dovuta a diverse cause: anatomiche, chirurgiche e farmacologiche, anche se la causa più frequente appare oggi quella legata al trattamento con inibitori della pompa protonica, specie dopo un anno di terapia continuativa.
Il suo riconoscimento diagnostico è non facile all’inizio (con sintomi sfumati), ma solo dopo molti mesi di terapia con inibitori della pompa protonica (considerati spesso come semplici “protettori” gastrici) diviene maggiormente associabile al farmaco IPP.
La diagnosi di sicurezza va posta con il breath test al glucosio o al lattulosio, metodi non invasivi e riproducibili.
I sintomi più frequenti sono diarrea, flatulenza , gonfiore e dolore addominale. Esistono anche forme pressoché asintomatiche caratterizzate da alternanza di stipsi e diarrea, come forme severe, caratterizzate da malassorbimento intestinale, carenza di vitamina B12 e anemia.
La SIBO, inoltre, si trova frequentemente associata a condizioni patologiche intestinali quali la celiachia e l’intolleranza al lattosio, ma non necessariamente significa diagnosticare necessariamente intolleranze o celiachia.
Tra le condizioni iatrogene chirurgiche annoveriamo le resezioni gastriche ed ileo-coliche (eliminazione della valvola ileo-cecale) , le aderenze post-chirurgiche, i by-pass gastro-intestinali e ogni alterazione della normale struttura e funzione intestinale. Ma la causa più frequente oggi è verosimilmente quella indotta dalla terapia medica a lungo tempo con inibitori della pompa protonica (PPI) (1,2).
Dal punto di vista biologico è del tutto plausibile che l’aumento di pH gastrico indotto dagli inibitori gastrici, porti ad un aumento di carica batterica intestinale patogena.
L’associazione causale tra uso prolungato di PPI e SIBO è a volte non facilmente diagnosticabile poiché si presenta con sintomi atipici, facilmente confondibili con quelli della sindrome dell’intestino irritabile, e il paziente spesso “dimentica” che sta assumendo quel farmaco, che ritiene essere soltanto “a protezione dello stomaco”.
Essa colpisce in media il 50% dei pazienti che assumono PPI a dosaggio pieno per 1 anno.
Dunque di fronte ad irregolarità dell’alvo (con stipsi, diarrea, sintomi dolorosi, gonfiore, difficoltà digestive, reflusso, ecc..) di lunga data, è opportuno adottare le necessarie modifiche nutrizionali e rivedere l’assunzione degli inibitori gastrici, sostanze chimiche sempre più evidentemente disfunzionali nei confronti del tratto digerente ( e non solo..)
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Bibliografia
1 Leonard J, Marshall JK, Moyyaedi P, et al. Systematic review of the risk of enteric infection in patients taking acid suppression. Am J Gastroenterol 2007;102:2047-56.
2 Lombardo L, Foti M, Ruggia O, et al. Increased incidence of Small intestinal bacterial overgrowth during proton pump inhibitor therapy. Clin Gastroenterol Hep 2010;8:504-8.
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